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Gay & Bisex

LA SEGA IN CANTINA - 4


di jeepster
08.06.2022    |    14.950    |    4 9.2
"Allora solleva leggermente il bacino cosi glieli tiro giù insieme agli slip fino a sfilarglieli del tutto..."
La mattinata è trascorsa a svuotare parte della nostra cantina insieme io e mio fratello Stefano; quando papà è tornato dal mercato insieme alla mamma, ci ha mandato subito a darci una rinfrescata, mentre lui si è trattenuto in cantina.
Abbiamo pranzato tutti insieme, quindi mio padre è andato a fare il riposino pomeridiano e mio fratello ha accompagnato mia madre dalla nonna per poi tornare a casa da sua moglie.
Da un’ora circa sono nella mia stanza, sdraiato sul letto e sto leggendo “La dodicesima notte” di Shakespeare, su cui verte l’esame d’inglese che dovrò dare prossimamente all’università.
Sento bussare alla porta, mio padre apre ed entra senza aspettare che io dica “avanti”. Il suo bussare più che una richiesta del permesso di entrare è una sorta di avvertimento che sta per farlo; come se volesse darmi il tempo di “ricompormi” nel caso ce ne fosse bisogno: infatti qualche volta è stato così.
Dev’essersi appena alzato dal letto, non si è ancora rivestito: indossa solo una canotta e un paio di pantaloncini corti sportivi. Resta sulla porta e con tono grave mi fa: «Gianni, noi due dobbiamo parlare».
Da come lo ha detto sembra quasi che debba rimproverarmi per qualcosa e allora cerco di svicolare: «Sto studiando pa’, possiamo rimandare a più tardi?»
«No, ti rubo solo dieci minuti, è meglio adesso che tua madre non c’è»
«Va bene, allora che mi devi dire?»
Non risponde subito, si dirige verso il lettino di fianco al mio, dove una volta dormiva Stefano e che ora utilizzo per appoggiarvi un po’ di tutto; dopo essersi fatto spazio spostando il voluminoso vocabolario d’inglese, si siede e inizia: «Gianni, cosa cazzo avete fatto tu e tuo fratello stamattina in cantina?»
Mi si gela il sangue e sento come un improvviso senso di vuoto allo stomaco; lo guardo sorpreso mentre penso: “Come ha fatto a scoprirlo? Si riferisce davvero a “quello” o forse abbiamo sbagliato a buttare qualcosa che non dovevamo? Ma allora lo avrebbe detto a pranzo, quando c’era anche Stefano”.
Prima che io possa dire qualcosa, continua: «Ho svuotato il mobiletto dove tengo i giornali vecchi, è da buttare pure quello e ho trovato anche due di quelle riviste porno, eppure credevo di averle buttate tutte – fa una breve pausa, poi riprende – anche quella vecchia poltrona è da buttare e quando l’ho spostata ho notato una macchia umida tra lo schienale e il cuscino, ci ho messo il dito sopra, sembrava ci fosse caduta una specie di pomata; l’ho annusata e per essere sicuro l’ho anche assaggiata… Gianni, era sborra quella! Perciò mi dici che cazzo avete combinato voi due là sotto?» e a questo punto gli si stampa un largo sorriso sulla faccia che mi fa pensare che non è così contrariato, anzi, sembra quasi un sorriso che vuol dire complicità.
Mi tranquillizzo un po’ ma non mi da il tempo di rispondere, perché aggiunge subito con tono ironico: «Vi siete fatti una sega vero?... tutti e due insieme, da bravi fratelli»
Mi chiedo: “L’ha presa a male o no?”. Resto in silenzio ma annuisco e allora lui continua: «Ma io dico, ormai lo so che tuo fratello in testa ha le pigne ma Gianni, anche tu… tu vai all’università, un po’ più di cervello dovresti avercelo e invece cosa fate?... anziché darvi da fare per svuotare la cantina, decidete di farvi le seghe con le riviste porno di papà… ecco perché non avete combinato un cazzo! L’ho visto subito appena sono arrivato… certo è mia la colpa, ho sbagliato a portare in casa quelle riviste pensando che non le avreste mai trovate. Sai che bella educazione ho dato ai miei figli… mannaggia a me!»
“A quanto pare non l’ha presa tanto bene”. Provo a sdrammatizzare: «Vabbè pa’, domani cerchiamo di recuperare, non smettiamo finché non abbiamo finito»
«Certo che domani finite! Ma non è questo il problema… il problema è che in questa famiglia c’è un po’ troppa perversione»
«Ma che dici pa’? Quale perversione? Stai esagerando»
«Esagero?... Non esagero affatto, è che certe cose tu non le sai»
«Quali cose?»
«E già, quali cose?... è meglio che sto zitto, va… anzi no, invece mi sa che è meglio che dico tutto, così mettiamo in chiaro questa faccenda e la facciamo finita tutti quanti»
Aspetta un po’ prima di continuare, poi prosegue: «Fin da ragazzetto mi sono sempre fatto un sacco di seghe, anche da sposato, è più forte di me, non ne posso fare a meno… non m’importava di chi diceva che non bisognava farsele, a me mi facevano stare bene. Così quando una volta ho sorpreso tuo fratello che se ne faceva una in cantina guardando una delle mie riviste, non l’ho rimproverato, anzi, mi sono unito a lui e ce la siamo fatta insieme; poi è successo anche altre volte ed è stato un modo per stabilire una certa complicità tra noi due. Pensavo la stessa cosa anche quando mi sono trovato con te in quel boschetto ma invece siamo andati un po’ troppo oltre, non me l’aspettavo… con tuo fratello non era mai successo niente di simile, poi hai visto, lui è normale: si è sposato, ha avuto due figli, ha una famiglia… con te ho avuto paura che, se succedeva ancora, tu potevi diventare un deviato… ma non mi fraintendere, non ti sto rimproverando di nulla… io ho acconsentito e mi è pure piaciuto parecchio ma questo mi ha spaventato. Il guaio è stato che per lungo tempo non sono riuscito a togliermi dalla testa quel ricordo; a volte mi tornava in mente proprio mentre mi stavo facendo una sega e mi capitava di venire subito. Poi mi sono anche reso conto che quando sfogliavo le riviste guardavo con più attenzione di prima gli uomini o le scene di sesso tra di loro, così ho deciso di buttarle tutte. Ho cominciato a pensare di avere anch’io certe tendenze e che in qualche modo te le avevo trasmesse, che cazzo ne so»
Sono quasi commosso da questo discorso di papà ma cercando di vincere il forte imbarazzo che provo, approfitto di questa sua pausa per dire qualcosa anch’io: «Ormai è risaputo che certe tendenze sono in ciascuno di noi, sono più o meno accentuate ma tutti ce le abbiamo»
«È risaputo?... e chi lo dice?»
«Ho letto qualche libro sull’argomento, volevo capire anch’io cos’era questa mia attrazione per il sesso maschile»
«Ecco come si fa… io invece non ho fatto altro che tormentarmi coi dubbi e le paure; anche quando capitava che qualcuno ne parlasse in televisione, io cambiavo canale per l’imbarazzo e per paura che potessero confermare quello che temevo… invece è tutto normale?»
«Beh sì, più o meno… comunque in alcuni la tendenza è più forte e si arriva all’omosessualità, in altri non c’è quasi per niente e al massimo si arriva a una sorta di cameratismo goliardico… ma nulla di deviato o di anormale»
«Dev’essere così – fa una piccola pausa, china la testa come a riflettere poi aggiunge – dev’essere questa la spiegazione»
«Di cosa?»
«Di quello che è successo dopo… come hai detto? Cameratismo…?»
«Goliardico»
«Sì, questo»
«E cosa è successo?»
«Qualche anno fa mi trovavo con Stefano giù in cantina, non mi ricordo cosa dovevamo fare ma a un certo punto lui tira fuori il discorso di quando ci facevamo le seghe insieme là sotto e mi chiese se avevo ancora quelle riviste porno e se poteva prenderne qualcuna. In quel periodo Daniela era incinta di Riccardino e perciò si segava continuamente, visto che non poteva scopare con la moglie (in questo deve aver preso da me); gli ho detto che le avevo buttate tutte e che la piantasse con quel discorso. Era passato un sacco di tempo dall’ultima volta che l’avevamo fatto, era stato prima che si sposasse e adesso, dopo quello che era successo con te, non avevo alcuna intenzione di rifare mai più niente del genere. Però tu lo sai com’è tuo fratello: più gli dici di smettere e più lui insiste…»
“Già, lo so benissimo…” penso. Resto in silenzio, non oso interromperlo, il racconto è molto interessante.
«…così mi fa: “Pa’, lo sai che una volta, qua sotto, una sega me la son fatta anche con Gianni?”…»
Sento come un’improvvisa fitta in petto e penso: “Cazzo, gli ha raccontato di quella volta! Stefano non ha il minimo senso della discrezione. Maledetto!”.
«…”ah, pure con Gianni? È un vizio di famiglia allora” gli ho risposto, poi lui ha continuato e mi ha raccontato tutto, anche di avertelo succhiato, così a quel punto mi sono infuriato e gli ho detto che era un invertito e che mi faceva schifo perché aveva provato a corrompere anche te, stavo per dargli una sberla ma lui l’ha schivata e si è allontanato… quindi si è giustificato dicendo che era stata una cosa da niente, solo un gioco innocente tra fratelli, che quella era stata l’unica volta e che non era mai più successo niente di simile… è vero Gia’? È così? C’è stata solo quella volta?»
«Sì pa’, è così, solo quella volta… – e mentendo spudoratamente, aggiungo – …e poi ieri, dopo dieci anni ma ci siamo fatti solo una sega»
«Va bene… comunque appena mi sono calmato un po’ gli ho chiesto perché mi aveva voluto dire quella cosa? Sperava che gli dicessi bravo?... e lui mi ha risposto che dopo quella volta con te gli era venuta la voglia di succhiarne uno adulto, che tu eri ancora troppo piccolo, che non avevi neanche finito lo sviluppo e che se quel giorno ci fossimo fatti una sega insieme mi avrebbe chiesto di succhiare il mio pisello, meglio quello di suo padre che quello di uno sconosciuto, visto tutte le malattie che ci sono in giro. Mi capisci quando dico che tuo fratello in testa ha la segatura invece del cervello?...»
Annuisco lievemente; mi sembra impossibile che Stefano possa aver avuto tanta sfrontatezza ma da lui ci si può aspettare questo ed altro.
«…Gli ho detto che ormai era proprio fuori di testa, forse per le troppe seghe, e che era meglio che si facesse vedere da un dottore e allora lui, con la sua solita faccia da schiaffi ma restando a debita distanza, sai che mi dice?... Mi fa: “Va bene, magari ci vieni anche tu, forse anche tu ce n’hai bisogno”… “Che vuoi dire?” gli ho chiesto e lui ha risposto: “prima, quando ti stavo raccontando di Gianni, a un certo punto, forse senza rendertene conto, ti sei aggiustato il pacco, come se ti stesse diventando duro, infatti ho visto poi che sotto la patta c’era un rigonfiamento anomalo, vuol dire che il mio racconto ti ha fatto eccitare”… mi ha lasciato senza parole, sono rimasto imbambolato a guardarlo, senza sapere più che cosa dire, e sai perché?... perché era vero, aveva ragione lui, da una parte mi saliva dentro la collera perché mi stavo convincendo che era colpa sua se tu ti eri comportato in quella maniera con me, dall’altra parte il ricordo di quella volta aveva ancora il potere di eccitarmi… comunque stai tranquillo, non gli ho mai detto niente di noi due, per quanto mi riguarda quello è un segreto che porterò nella tomba e spero che tu farai altrettanto… sta di fatto che lui, vedendomi così inerme, si è avvicinato e poggiando la sua mano sulla mia patta ha detto: “Ecco, vedi che avevo ragione?” e ha cominciato a tastarmelo senza che io trovassi la forza di oppormi, così me l’ha tirato fuori e ha ottenuto quello che voleva, senza che io riuscissi a dire o fare niente…»
“È Incredibile! Stefano riesce sempre a ottenere quello che vuole” penso.
«…Alla fine mi ha sorriso, poi, come se niente fosse, ha preso e se n’è andato, senza dire una parola, lasciandomi lì come un idiota a cercare di raccapezzarmi in quello che era appena successo».
«Capisco, dev'essere stato scioccante... è questo che ti turba tanto? Erano queste le cose che non so oppure c’è dell’altro?»
«Certo che c’è dell’altro… e tu non puoi immaginare quanto»
«Okay, se ti va di dirmelo, ti ascolto» anche se con un po’ di groppo in gola, ho deciso di assecondarlo in questo suo desiderio di sfogarsi.
«Dopo quella volta, in un modo o nell’altro è riuscito a convincermi e a coinvolgermi in quelli che lui diceva essere solo dei giochi innocenti per soddisfare certe curiosità. A dire la verità, l’ha messa sempre sul piano dello scherzo e ammetto che ci siamo fatti sempre delle belle risate e ci siamo divertiti parecchio. Forse si trattava proprio di “cameratismo goliardico”. Di fatto, un po’ alla volta, le abbiamo provate tutte… naturalmente mi riferisco al sesso che si può fare tra uomini, hai capito vero?»
Lo guardo sbalordito e penso: “Cazzo! Vuoi vedere che è proprio papà “l’amichetto” che Stefano dice di essersi trovato? No, non è possibile, non ci posso credere!”.
«Sì, insomma… ogni volta abbiamo provato delle combinazioni diverse – continua mio padre pensando che il mio modo di guardarlo sia dovuto alla mia difficoltà di capire – una volta faceva lui la femmina e io il maschio, poi viceversa… ma devo dire che a me non piace prenderlo dietro e non capisco cosa invece ci trova lui di tanto bello. L’ultima volta non è stato tanto tempo fa ma adesso ho paura che forse sta pensando di mettere dentro anche te e allora la cosa non mi sta più bene, dobbiamo farla finita, tutti quanti: è arrivato il momento di dire basta. È un comportamento perverso il nostro, non è normale, chissà cosa potrebbe succedere se andiamo avanti così… non sei d’accordo, Gia’?»
Mentre papà parlava non ho potuto fare a meno di immaginare certe scene tra loro due, provando anche una certa invidia per Stefano, che in questi anni è riuscito a spassarsela alla grande con papà. “Come avrei voluto essere al suo posto!” penso, e intanto sento un certo formicolio tra le gambe, speriamo che i calzoncini riescano a nascondere l’erezione che sto avendo.
Papà mi sta fissando in attesa della mia risposta.
«Sì – gli dico – sono d’accordo… ma non sono sicuro che riusciremo a farlo… in questi anni abbiamo fatto finta che non fosse successo niente tra di noi ma tu hai appena ammesso di non essere mai riuscito a dimenticare. È stato così anche per me e se devo essere sincero, in questo momento ho solo una fortissima voglia di rivivere quei momenti che abbiamo vissuto nel boschetto anni fa»
Senza aspettare una sua replica, scendo dal mio letto e mi inginocchio davanti a lui seduto a gambe larghe. Mi guarda sorpreso e stupito.
«Che vuoi fare, Gia'?»
«Se non vuoi, puoi bloccarmi»
Gli infilo una mano tra le gambe sotto ai pantaloncini e poi dentro le mutande. Ha un sussulto quando gli tocco il pisello moscio contornato dalla fitta peluria; comincio a manipolarglielo e lui mi lascia fare.
«No Gia', non volevo che andasse così»
Lo guardo dritto negli occhi e gli chiedo: «Ne sei sicuro?»
Segue un silenzio che dice più di 100 parole.
Sento il suo cazzo ingrossarsi e diventare caldo, mentre gli bacio e gli lecco le cosce pelose.
Afferro ai fianchi i suoi pantaloncini e lui capisce che voglio sfilarglieli. Allora solleva leggermente il bacino cosi glieli tiro giù insieme agli slip fino a sfilarglieli del tutto.
Il suo cazzo si erge lungo e dritto sopra i due coglioni ricoperti di peli; una gocciolina fa capolino dal buchetto in mezzo alla cappella ancora coperta in parte dal prepuzio.
Mi alzo in piedi per sfilargli anche la canotta; ora è completamente nudo, il petto ricoperto di peli come pure la pancia un po’ sporgente; mi chino per baciarlo sul collo, la mia erezione è ormai evidente nonostante i pantaloncini che indosso. Lui allunga una mano per toccarmelo e stavolta sono io a sussultare e così in un secondo anch’io mi sfilo i pantaloncini; mi afferra di nuovo il cazzo e muove la mano avanti e indietro. Sono così eccitato che mi sembra che sto per venire già, allora per sottrarmi mi abbasso di nuovo in ginocchio e a questo punto dirigo la mia bocca direttamente verso il suo cazzone, glielo scappello completamente e quindi lo ingoio per l’intera lunghezza. Comincio ad andare avanti e indietro con la testa e ora lui poggia delicatamente sul mio capo la mano che prima mi aveva afferrato il cazzo, accompagnando così il mio movimento.
Papà comincia a gemere e ad ansimare, dimostrando di gradire parecchio quello che gli sto facendo. Quando torno indietro con la testa cerco di solleticargli il frenulo con la lingua e allora geme più forte.
Però non voglio che venga troppo presto, così mi alzo di nuovo e comincio a succhiargli i capezzoli: prima uno poi l’altro. Anche questo gli piace molto e intanto ha di nuovo afferrato il mio cazzo e ha ripreso a masturbarmelo. Gli prendo il braccio dolcemente per fargli capire di fermarsi; lo fa ma continua a impugnare il mio pisello. Anch’io gli stringo il suo mentre continuo a succhiargli i capezzoli. Lo sento fremere, è arrivato il momento di farlo godere, mi abbasso di nuovo e ricomincio con il lavoro di bocca e dopo pochi secondi lo sento emettere una specie di rauco ruggito, quindi si stende all’indietro, mentre la sua calda sborra mi riempie la bocca.
Mi sego restando attaccato al suo cazzo per non perdere neanche una goccia del suo seme e anch’io raggiungo subito l’orgasmo. Dopo aver ingoiato tutto mi stacco e con la lingua gli ripulisco il pisello da ogni traccia di sperma mentre lo sento ansimare soddisfatto. A questo punto appoggio la mia testa sul suo ventre e gli abbraccio le cosce muscolose.
Restiamo così per un paio di minuti, poi è lui il primo a parlare: «Gia’, mi sa che hai ragione tu, non ci riusciremo a farlo… ora vestiamoci che se dovesse tornare tua madre e ci trova così sono guai grossi»
Si alza e dopo aver raccolto la canotta, i pantaloncini e gli slip, va in bagno a farsi la doccia; mi ricompongo anch’io e con un fazzolettino di carta pulisco la mia sborra sul pavimento; poi mi ridistendo sul letto. Guardo il soffitto e già comincio a ripensare a quello che è appena successo. Credo che non ce la farò a riprendere a studiare.
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